Punti di vista da un altro pianeta

mercoledì 18 marzo 2015

Si stava peggio, quando si stava meglio (un'elegia del futuro)

Mi sono rotto le palle (e a frammenti piccoli piccoli) di continuare a sentir scandire il ritornello di come andavano meglio le cose prima. Non se ne può più di sentire persone che, eternamente deluse dal (loro) presente, non fanno che guardarsi indietro e magnificano sempre e comunque i Tempi Andati che, per quanto difficili, per quanto complicati, per quanto questo, per quanto quell'altro, erano sempre e comunque migliori di Adesso. Un terribile paradigma prospettico, questo, che viene applicato incondizionatamente, senza conoscere, senza riflettere, senza informarsi. Il default dell'opinione, l'apologia dell'ottusità.

La prima attribuzione, per eccellenza, è alla società in generale. Ma non di rado lo si sente rivolto anche alla politica, ai giovani, ai rapporti tra le persone, alla scuola, ai preti, al cinema, allo sport, alla musica, alla morale, all'economia, alla letteratura. Per costoro (e sono tanti, tantissimi, un esercito di tetri rompiballe) moltissimi aspetti del presente sono visti in funzione di una perdita di qualcosa del passato. In altre parole per loro la corsa verso il futuro è una decadenza continua e inarrestabile, a dispetto di un'evoluzione tecnologica, medica, alimentare, immobiliare o quellochevoletevoi, che di fatto, dunque, non serve in alcun modo a rendere migliore la vita dell'uomo, inesorabilmente così destinata – nel suo complesso – a essere peggiore.

Invece, la perenne contemplazione del passato, e il crogiolarsi in maniera un po' autocompiacente in esso, non è soltanto il risultato della nostalgia di un tempo considerato migliore solo perché quello era il tempo di una giovinezza che consentiva di sperare in un futuro in un modo che adesso l'anagrafe e l'esperienza non rendono più possibile, ma è anche una dimostrazione che costoro fanno continuamente a se stessi. Perché convincersi di un passato che contiene in sé una situazione desiderabile, migliore del presente, significa semplicemente convincersi che, in generale, qualcosa di meglio può esistere. Anche se offuscato dalla fallacità della memoria o distorto dalla labilità del ricordo, il passato migliore sta comunque lì a dimostrare che, come è già esistito (in passato), allora potrà esistere di nuovo (in futuro). In altre parole significa rivolgere la propria speranza verso qualcosa di (ritenuto) tangibile, perché ci siamo già passati attraverso. E abbracciare la speranza nei confronti di un ritorno a uno stato già vissuto, dunque possibile, è molto più facile (e quindi più potentemente consolatoria) che immaginarsi qualcosa magari di migliore e di diverso (oppure anche niente), ma avvolto nelle nebbie incerte dell'ipoteticità.

Naturalmente tra vent'anni gli stessi (se ancora ci saranno) diranno con la classica lacrimuccia quanto si stava bene oggi.

7 commenti:

  1. In realtà la storia oscilla, ha i suoi alti e i suoi bassi - e attualmente è in uno dei suoi bassi.

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    1. ma è comunque probabile che tra vent'anni ci sarà chi ricoderà "i bei tempi della crisi, quando la gente non poteva permettersi di fare le vacanze a sharm e allora tornò a capire il valore della famiglia"

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    2. Vero, perché la lamentite è una sindrome in continua crescita. L'età dell'oro non è mai esistita; tuttavia nell'arco di una vita umana media si può percepire l'oscillazione almeno tre o quattro volte (risposta al commento del Marziano qui sotto). A volte si tende a vedere come migliore il tempo passato solo per nostalgia - chi come me li ha vissuti può non ricordare i "mitici anni 80", per esempio? Oggettivamente la vita in quei periodi era una merda, più o meno come ora, ma bisogna averli passati per rendersene conto.

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  2. @Zampf: la Storia oscilla, è vero, ma l'uomo mediamente non se ne accorge, a meno (forse) di non essere nei punti più bassi. Per questo in fondo forse noi siamo fortunati. Se avremo la fortuna di vederla la Storia rialzarsi, forse noi ce ne accorgeremo. E' il premio di consolazione di vivere i momenti bui.

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  3. @Andrea: ottimista tu sei, caro Andrea. Possiamo solo sperare che tu abbia ragione. O immaginare di poterla costruire, quella realtà, col pensiero, nei modi che tu sai... ;-)

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  4. Concordo assolutamente con il tuo pezzo!
    Leggi, se già non l'hai fatto, Cosa tiene accese le stelle, di Calabresi.
    Libro molto toccante, finalmente una fiammella nel buio.
    Se ti capita poi mi dirai ;)
    SPB

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    1. TI ringrazio della segnalazione, SPB. Se mi capiterà per le mani, lo farò senz'altro. :-)

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